An Empty Valley


Venerdì 12 febbraio 2016

Videoproiezione di Ettore Moni

Non lontano dai blasoni di Carrara nel cuore delle Alpi Apuane e dissimile dalle solite contraddizioni italiane, la storia di questa valle è capace d’imporsi con una forza tale da abbattere qualsiasi stereotipo legato al mondo del marmo, dei cavatori e di chi la vive.

Fondendo immagine ed immaginario in un racconto, a volte amaro ma mai scontato, che offre un punto di vista alternativo, inedito o disarmante. Qui arrivano a stento i raggi del sole, figuriamoci le prime pagine delle riviste o i flash dei fotografi.
Perché a Forno, non ci arrivi per caso; o perlomeno puoi arrivarci per caso, ma per caso non decidi di tornarci. Qui non esiste vuoto che non sia pieno. Pieno di storie di coraggio. Il coraggio di una valle abbandonata si, ma a chi la abita, con tutte le sue ferite, le contraddizioni e i limiti naturali.

E se da un lato la natura, così dura, lascia a fatica spazio alle costruzioni dell’uomo, dall’altro permette che i cavatori stessi le arrivino direttamente al cuore, con tagli longitudinali che, in maniera apparentemente innaturale, assecondano, invece, la disposizione geologica dei filoni di marmo.
Perché, qui, se c’è un’antagonista quella è la storia, sempre eccessivamente severa nell’impartire le sue lezioni: una rivoluzione industriale, di cui la valle ha subito gli effetti per lo più negativi, ed un eccidio, costato la morte di un centinaio di persone.

E allora poco importa se a Forno arrivano a stento i raggi del sole, perché io ci sono arrivato. E ci sono tornato. Perché, in fondo, a Forno non è poi così impossibile pensare di poter guardare il mare dalle ‘Dolomiti’ o immaginare di camminare sull’austero terreno lunare. Non è così assurdo incontrare un pastore che scrive poesie o un cavatore laureato. E non è nemmeno così tanto improbabile incrociare un cacciatore che preferisce usare le gambe per fare trekking, piuttosto che il fucile per uccidere o uno scultore che della solitudine ha fatto un’opportunità.