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Enrico Bedolo

Magic and Loss

Attenzione: La serata si terrà presso il Museo Paolo Gorini di Lodi

Il progetto

Esiste una soglia impercettibile tra il visibile e l’invisibile, tra la presenza e l’assenza, un territorio di confine in cui la materia trattiene il tempo e la memoria si fa corpo. È in questo spazio sospeso che opera Paolo Gorini, matematico e scienziato, il cui lavoro non è solo un tentativo di conservazione, ma un gesto di resistenza contro l’oblio. Nel 1872, alla morte di Giuseppe Mazzini, applicò al suo corpo una delle sue più avanzate tecniche di pietrificazione, arrestando il processo di dissoluzione. Non più caducità, ma permanenza, un corpo sottratto alla fragilità della carne, trattenuto in un equilibrio incerto tra resistenza e scomparsa.

Le sue “pietrificazioni”, oggi custodite nel Museo dell’Ospedale Vecchio di Lodi, non sono semplici esperimenti scientifici, ma icone di un’umanità sospesa. Corpi che sembrano aver attraversato il limite della caducità senza oltrepassarlo del tutto, tracce tangibili di una presenza che sfida il tempo. È in questo dialogo con l’impermanenza che interviene la fotografia, con la stessa tensione verso ciò che sfugge, ciò che è fragile, eppure ancora percepibile. Attraverso la luce, i volti, gli sguardi, le mani di questi corpi pietrificati, riaffiorano con una delicatezza inattesa.

I lunghi capelli intrecciati di una donna, il viso assorto di un giovane uomo, il sorriso sospeso di una ragazza, frammenti minimi, eppure vibranti di una presenza che non si è del tutto spenta. La fotografia non si limita a registrare, ma si fa atto di cura, un tentativo di trattenere, di proteggere ciò che il tempo minaccia di cancellare. In questa tensione, la fotografia diventa il prolungamento della pietrificazione.

Se Gorini utilizzava la chimica per sottrarre i corpi alla decomposizione, la fotografia imprime la luce su una superficie sensibile, trasformando l’istante in persistenza. Entrambe le pratiche si confrontano con la vulnerabilità, raccontano il precario, l’instabile, l’evanescente. E nel loro tentativo di resistenza, rivelano la potenza di ciò che, pur destinato a dissolversi, trova un modo per restare.

L’autore

Enrico Bedolo nasce a Soncino (CR) nel 1975. La sua ricerca artistica indaga i vari aspetti del paesaggio attraverso l’uso di tecniche analogiche e digitali. Tra i sui progetti si segnalano Alfabeto delle Pianure, esposto in varie sedi tra cui il MAXXI a Roma, Life in File esposto a Bergamo, alla Daegu Photo Biennale 2014 in Corea del Sud e al Festival di Fotografia Europea a Reggio Emilia.

Nel 2010 è stato selezionato per il concorso Le cose e il paesaggio, indetto dal Distretto Culturale della Valle Camonica con Infinite Cose. Nel 2011 ha ricevuto il terzo premio al concorso fotografico Carlo Scarpa: uno sguardo contemporaneo con Pensare lo spazio.

Le sue fotografie sono pubblicate in vari libri tra cui Geografie, storie, paesaggi per un’Italia da cambiare, (Aracne Edizioni, 2013), Cosa intendiamo per/What do we by Food Valley? (Festival Architettura Edizioni, 2011) e in diverse riviste (ArtApp, Fotoit, Aggiornamenti Sociali, ARK).

Ha svolto progetti su commissione relativi ad indagini sul territorio per diverse istituzioni fra cui il Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale e il Comune di Edolo (BS). Nel 2016 espone il progetto Cinque fotografie intorno ad un'autostrada, vincitore del primo premio al concorso europeo 50anni di Autostrada del Brennero. Realizza le fotografie per la Guida all’architettura di Bergamo 1907>2017 (Letteraventidue, 2018), esposte presso la GAMeC Galleria d’arte moderna e contemporanea a Bergamo.

Nel 2020 realizza In calce, esposto presso l’Associazione Seriatese Arti Visive e vincitore del premio New Post Photography nel 2023.

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21 novembre

Marco Gualazzini